Parola Agli Esperti

Si dice che non si dovrebbe mai smettere di fare attività fisica, che sia buono iniziare lo sport sin da piccoli e mantenere questa costanza sino all’anzianità. Dall’antico “motto romano” men sana in corpore sano fino alle più recenti indicazioni dell’OMS, muoversi con intenzionalità, una certa programmazione e costanza è la base del benessere.

Ma c’è un gap importante di cui si parla poco e che si estende a macchia d’olio al lato femminile della popolazione: quando una donna rimane incinta smette di muoversi, e anche quando non è per problemi fisiologici legati alla gravidanza, lo stallo sportivo si protrae per tutto il tempo della gestazione e oltre, seguendo il parto e spesso il primo anno del nascituro perdendosi poi del tutto con la nuova routine la pratica all’attività sportiva. Secondo alcuni dati tratti dalla Società di Ostetricia e Ginecologia del Canada e da studi di ricercatori italiani, la percentuale delle donne che riprenda una qualche forma di attività dopo una gravidanza è minima, attestandosi intorno ad un 15% della popolazione femminile post parto e bisogna tenere in considerazione in questo dato il numero delle donne istruttrici di qualsivoglia disciplina sportiva e le atlete agoniste.

In contro corrente rispetto a quanto dichiarato nell’ultimo aggiornamento del 2020 dell’OMS (WHO Guidelines on physical activity and sedentary behaviour) che ha modificato ed integrato le linee guida per l’attività fisica tra la popolazione con l’importante specifica di estensione ed inclusione della pratica sportiva regolare nel periodo della gravidanza e del post parto a tutte le donne da svolgere quotidianamente (da un minimo di 2h e 30 min ad un massimo di 5 h a settimana di attività fisica moderata per le donne non allenate e di attività intensa per le atlete da 1h circa minimo a 2h e 30 min a settimana) al fine di:

  • mantenere costante una sana attivazione corporea ed una corretta postura (specialmente con i cambiamenti naturali della colonna durante la gestazione),
  • favorire il regolare lavoro del sistema cardio-respiratorio per una buona ossigenazione della madre e del feto e di quello circolatorio per un buon drenaggio,
  • la stabilità del peso correlata anche a patologie metaboliche, diabete, ernie, prolassi etc ed
  • un buono stato ormonale come prevenzione della depressione (gravidica e post partum in particolare) e degli stati ansiosi;

tutti fattori che possono influire sullo sviluppo e la salute psico-fisica generale del nascituro.

Questo perché la considerazione di base è che la gravidanza sia un momento fisiologico e naturale della biologia umana nel ciclo di vita della donna e pertanto non ci sono controindicazioni alla pratica sportiva (salvo casi di malattie diagnosticate dal medico)

  • né nel primo trimestre in quanto eventuali aborti, nati pretermine, placenta previa o altre disfunzioni sono state tutte svincolate, da vari studi scientifici, dalla responsabilità dell’esercizio fisico e correlate esclusivamente a patologie congenite, predisposizione biologica et simili;
  • né nel secondo trimestre durante il quale invece si hanno i maggiori benefici di aumento della resistenza e del potenziamento del pavimento pelvico e del sostegno psicologico della rete sociale;
  • né nel terzo trimestre in cui si ha il maggior riscontro nell’attenuazione della sensazione di affaticamento dal peso sostenuto, dai dolori di schiena e dalle tensioni muscolari oltre che la diminuzione dei livelli di cortisolo facilitando il rilassamento e la preparazione del collo dell’utero.

Le attività fisiche possono quindi essere svolte serenamente e regolarmente con i dovuti accorgimenti trimestrali, le variazioni di carico e di intensità e variando anche la tipologia e la frequenza.

È dunque doveroso quando si parla di benessere della persona considerare ed includere una fetta così vasta di popolazione, quella maggioranza di donne che nella quotidianità della vita familiare e lavorativa hanno un grande potenziale ed un equiparato carico fisico e mentale.

E se si parla di benessere e non semplicemente di sport è perché quello di cui si occupano i professionisti del Ben-Essere è integrare nella vita di tutti i giorni un movimento fisiologico (un moto fluido, naturale, in armonia con le potenzialità corporee), di facilitare e migliorare lo svolgimento delle normali mansioni con il potenziamento – pensiamo ad esempio al prendere e tenere ripetutamente i bimbi in braccio per tempi anche molto lunghi e reiterati negli anni, sollevare e trasportare buste della spesa, zaini e borse, o ancora sostenere lunghe ore in macchina o al computer); ed offrire un momento di stacco, sollievo e supporto dai continui stimoli informativi e gestionali e riequilibrare così l’alternanza del sistema nervoso simpatico (volontario) e parasimpatico (involontario) permettendo la riduzione dei livelli chimici e ormonali di attivazione da stress e il ripristino delle funzioni base, come una corretta respirazione (leggi buona ossigenazione di tessuti e cervello), delle funzioni digestiva/intestinale, della corretta gestione delle emozioni ed un buon processamento delle informazioni a livello cerebrale e di risposta verbale e fisica.

Perché ricordiamoci che il corpo somatizza, esprime cioè attraverso il movimento, le tensioni muscolari, le infiammazioni o i blocchi, le sensazioni che riceviamo dall’ambiente, i vissuti esperenziali, i sentimenti e le emozioni – pensiamo a quando si è in stato depressivo e si tiene una postura curva, schiacciati dalla pesantezza delle proprie storie o quando i bambini felici letteralmente saltano di gioia.

Ecco dunque che il concetto di star bene spazia dalla mente al corpo e viceversa in una costante comunicazione e si fonda sul sentirsi fisicamente e psicologicamente in forma, in grado di affrontare al meglio delle proprie potenzialità corporee e intellettive gli impegni di tutti i giorni e fare in modo di ripristinare queste facoltà ed energie quando sono state sfruttate.

In questo frangente l’acqua è un elemento molto potente che viene incontro ai trainers nell’espletare più funzioni importanti, dal rilassamento alla riconnessione con il proprio respiro e il corpo, dalla stimolazione alla coordinazione sino alla sperimentazione di tipi di movimento in condizioni agevolate di leggerezza e gravità. Oltre ai suoi benefici materiali e medici ben note ai più, di

  • miglioramento delle capacità cardio-respiratorie, circolatorie e drenanti,
  • di rilassamento muscolare,
  • di motilità muscolo-scheletrica (articolazioni e legamenti inclusi),
  • della forza e della resistenza,
  • di stimolo per il sistema immunitario e – come detto –
  • della coordinazione mente-parti del corpo;

l’acqua è considerata già dagli antichi greci il principio primo da cui originano tutte le cose (Talete), da cui veniamo al mondo, con cui misuriamo il tempo (ricordiamo il Pantarei di Eraclito grazie all’esempio dell’acqua del fiume che scorre), i principi della fisica (Archimede) e porta quindi con sé un significato ricco e profondo a livello mentale e psicologico.

Già i romani ne compresero le potenzialità e virtù non solo come cura e rigenerazione corporea ma anche come luogo di raccolta ed incontro delle persone ed un momento di riconnessione spirituale con se stessi e il mondo circostante. In essa ci formiamo e cresciamo – ci sviluppiamo per 10 mesi nel liquido amniotico a livello neuro-psico-motorio; celebriamo il primo bagnetto post parto; tutti i giorni ci laviamo fisicamente e mentalmente dai carichi materiali e simbolici della giornata vissuta; è simbolo di importanti fasi e passaggi della vita nelle cerimonie religiose e nei rituali.

L’acqua è quindi l’elemento archetipico della vita, essa ci collega alle nostre paure più profonde (una delle più comuni è quella di morire affogati/annegati), ai nostri stati sensoriali – è con l’acqua calda che il corpo si distende (bagni termali e trattamenti) e con quella fredda che si attiva richiamando anche la mente (le docce fredde del mattino di alcuni rituali); a quelli emotivi se ci sentiamo liberi di muoverci e sperimentare senza confini, o chiusi e vogliamo farci avvolgere dal getto caldo di una doccia, e così si lega ai vissuti personali ed intimi e all’atteggiamento della persona.

Per tutto questo, in un periodo come la gravidanza in cui più di tutti si hanno grandi e continue modificazioni posturali, della propria fisicità e immagine corporea ed un grande cambiamento di prospettiva e di ruolo anche con dubbi, ansia da prestazione, paura dell’ignoto, ecco che l’acqua offre

  • un luogo sicuro in cui scaricare tensioni e preoccupazioni,
  • rigenerarsi mentalmente (il suono dell’acqua che si muove ci culla come il mare, come nel ventre materno e ci distoglie dai rumori esterni),
  • alleviare i fastidi e i dolori (il peso è sostenuto dall’acqua che ci avvolge e contiene),
  • sciogliere i blocchi posturali (l’effetto massaggiante e di risonanza del movimento in acqua),
  • tonificare la muscolatura con un richiamo totale del corpo (ogni parte contribuisce al movimento del singolo arto per restare a galla),
  • ritrovare l’equilibrio di un respiro profondo e funzionale (di pancia, che ci aiuta anche a percepire meglio il piccolo/a) e
  • sviluppare il controllo della fascia pelvica fondamentale per il travaglio e il parto e primaria nelle funzioni di contenimento, supporto, riproduttivo e posturali.

Da un punto di vista più profondo

  • aiuta a prendere coscienza della propria connessione mente-corpo (tecniche di rilassamento e respirazione),
  • delle capacità fisiche e mentali di cui una donna è portatrice ed esprime in massima potenza, dopo tutto il percorso della gravidanza, al momento del parto (resistenza fisica e psicologica, forza, supporto, di contenimento e di “dare alla luce”, flessibilità al cambiamento fisica e mentale),
  • della consapevolezza degli stati fisici e psicologici che si attraversano con ormoni che cambiano e influenzano l’umore e i passaggi trimestrali, paure, dubbi e sensazioni fisiche sconosciute prima,
  • e in ultimo di ritrovare voce nel confronto con le altre donne che permette creando una rete sociale nuova, di scambio, informazione e supporto che arricchisce un periodo particolare e pieno di novità in cui spesso ci si può sentire confuse e smarrite.

Attraverso giochi simbolici di nascita, visualizzazione e movimenti fetali che è possibile proporre solo in acqua si favorisce inoltre una riflessione duplice: da un lato si figura una regressione a quando si era piccole, visualizzando le proprie necessità emotive e fisiche che si provavano e a come venissero accolte e soddisfatte; e dall’altro, di conseguenza, una piccola proiezione di ciò che si vorrebbe dare al proprio piccolo/a e come si vorrebbe affrontare il nuovo ruolo genitoriale.

I benefici fisici, emotivi e sociali possono poi essere estesi e ritrovati anche nel post parto che spesso ci vede sfiancate e meno propense a grandi movimenti e offre quindi la possibilità di un allenamento dolce e graduale, che ci faccia sentire cullate e coccolate:

  • un luogo dove ritrovarsi con le altre mamme per confrontarsi e darsi supporto,
  • ritrovare la propria fisicità, gradualmente e con discrezione, avvolte dall’acqua,
  • distendere le tensioni muscolari tipiche del periodo,
  • avere uno spazio e un tempo per il meritato rilassamento che non sia solo quello del trattamento estetico,
  • il sollievo fisico dello scarico del peso,
  • facilitare la ripresa della tonicità muscolare con calibri delicati e graduali di ogni parte del corpo andando a riattivare poco alla volta la muscolatura del pavimento pelvico dopo il travaglio e la fase espulsiva, del core per sostenere meglio schiena e addominali e della catena cinetica superiore per rinforzare le braccia e le spalle che sono sempre a lavoro nel sostegno dei neonati,

per una totale ripresa della propria consapevolezza e immagine corporea nel periodo della eso-gestazione e al fine di reintegrarsi completamente e correttamente nelle attività sportive a pieno ritmo. E come dimostrano gli studi le donne che si tengono attive durante e dopo la gravidanza risultano avere un tasso inferiore di incidenza di patologie psico-fisiche come ipertensione, diabete gestazionale o depressione.

Post parto

Una volta testati i benefici dell’acquaticità viene naturale promuovere questo contatto anche con i nuovi arrivati nei percorsi dedicati all’acquaticità neonatale, da svolgere cioè con il proprio piccolo poco dopo la nascita, volendo offrire a se stessi in qualità di genitore e al proprio figlio/a un altro luogo di contatto fuori dalla consueta routine; un’esperienza che vede entrambi genitore e neonato coinvolti e protagonisti, avvolti da quel liquido che con la mamma li ha collegati per mesi fisicamente negli spazi corporei e nella condivisione dell’ambiente (i suoni che il bimbo percepiva attutiti nell’acqua dal mondo della mamma, e i movimenti fetali che la mamma percepiva attraverso il movimento dell’acqua) e con il padre come un importante momento da dedicarsi per conoscersi meglio.

Si tratta infatti di un percorso dedicato alla crescita psico-motoria del neonato che va’ di pari passo con l’apprendimento genitoriale e che quindi coinvolge la diade genitore-figlio con fasi di rilassamento e divertimento e viene sentito come un momento per sviluppare e migliorare il legame della famiglia e non solo come un semplice passaggio dettato dallo status vivendi della modernità.

Si crea infatti un tempo di sospensione dalla routine dove ritrovarsi in un ambiente caldo e accogliente che

  • stimola in entrambi (adulto e piccolo) i recettori della pelle, i primi a svilupparsi e i più potenti nel linguaggio non verbale (il linguaggio della pelle)
  • favorendo così la capacità comunicativa nel captare e comprendere segnali fisici e atteggiamenti di entrambi (dall’adulto al piccolo e viceversa) in nuove circostanze,
  • la fiducia nel piccolo del lasciarsi andare ma essere comunque accompagnati,
  • il piacere della scoperta e della sperimentazione con il supporto genitoriale come in una azione di scaffolding tipica della pedagogia bruneriana,
  • offre un momento di massaggio e cura del corpo con l’effetto avvolgente dell’elemento fluido,
  • rimanda uno stimolo sensoriale, fisico e chimico come un’onda sonora che rimbalza delicatamente su ogni parte del corpo che si muove prima involontariamente prima e poi con il tempo intenzionalmente,
  • sviluppando così la propriocezione e la risposta neuronale ai movimenti,
  • permette la sperimentazione sin da piccolissimi di posizione prone, supine e laterali utili a fortificare le catene cinetiche, in primis quella superiore dal collo alle spalle e giù fino alle zone lombari accompagnandolo nelle varie tappe motorie dal rotolare allo stare in piedi fino a camminare e correre,
  • con i giochi in acqua del prendere e portare, del riempire e svuotare, del su e del giù ad esempio si stimolano e solidificano le competenze logico spaziali,
  • si lavora sulla consapevolezza del proprio corpo, dei confini personali, dello spazio ed altrui e delle conseguenze del proprio movimento su se stessi, sull’acqua, sugli oggetti e gli altri vicini e lontani,
  • il bambino migliora inoltre le sue capacità cognitive e motorie in un contesto particolarmente stimolante e con un importante feedback sensoriale, lavorando sulla propria autostima e indipendenza e coltivando un momento di sperimentazione e fiducia con il genitore attraverso il gioco e il divertimento anche nel confronto con gli altri e l’emulazione
  • da opportunità di sperimentare o una grande attività o un intenso rilassamento e regolare così i cicli di sonno/veglia e fame.

L’acqua dunque e l’attività motoria in acqua in particolare offrono un ventaglio di benefici che avvolgono a 360 gradi le sfere di azione della persona e del suo benessere, dal ciclo di riposo e attivazione alla regolazione del respiro, dalla coordinazione alla consapevolezza corporea ed emotiva, passando per la sfera intima e socio-relazionale e comprendendo un vasto bagaglio di competenze psico-fisiche di cui tutti possono usufruire.

E quale momento migliore della gravidanza per intraprendere un percorso di maggiore consapevolezza del proprio benessere e di quello della futura generazione e continuare con un buon esempio che parla più di mille parole!

Alessandra Papale, Educatrice e Istruttrice Materno-Infantile